Guglielmo da Volpiano. Abate ed "architetto" dell'Anno Mille, nella civiltà della terra olivettiana.
Promossa da: via Romea Canavesana in collaborazione con: Spille d'Oro Olivetti
Data : venerdì, 16 maggio 2014 alle ore 20:45 nel comune di: Ivrea come arrivare
Programma:
Relatore: Valter Fascio
Scrittore e cultore medievista. Collaboratore del sito “Storiamedievale”.
Ha pubblicato nel 2006 un saggio dal titolo “Guglielmo da Volpiano primo abate dell’Europa".
È socio dell’associazione Onlus “Amici di Fruttuaria”, consigliere dell’“Associazione Rievocando Fruttuaria”.
Oblato benedettino della Confraternità dell’Ordine di Santa Maria d’Ivrea.
Nel 2008 con un libro di racconti per l’infanzia ambientato nell’abbazia di Fruttuaria ha vinto il premio “Italiamedievale©” per l’editoria.
Tema della Conferenza:
Nella figura dell’abate benedettino Guglielmo da Volpiano (Orta S. Giulio, 962 - Fecamp 1031) si raccolsero tutte le tradizioni culturali e sociali dell’Europa dei suoi tempi. Cittadino d’Europa lo fu sicuramente per nascita, perché la nobile famiglia canavesana dei “da Volpiano” era d’origine Sveva e si era stabilita in Italia nel IX secolo. Europeo lo fu per formazione religiosa, e per i suoi viaggi: in Italia, dapprima, presso i monasteri di Lucedio e del Monte Pirchiriano alla Chiusa, in Francia, successivamente, in Borgogna a Cluny e Digione, poi in Bretagna a Fecamp. Infine, per aver portato il movimento benedettino in Germania e in Polonia, rivangelizzando quest’ultima. Un cammino di un Uomo unico e straordinario, attraverso tutto il mondo allora conosciuto, oggi più che mai d’incredibile attualità. Un percorso fondamentale per la diffusione europea della Fede e dello Spirito, capaci di “costruire” abbazie ma anche, civilmente, di far nascere, intorno ad esse, le società, grazie ai “frutti della terra e del lavoro” dell’Uomo… Il suo zelo nel voler edificare chiese è altrettanto notorio - si deve a lui l’arrivo per primo in Borgogna dei maestri comaschi dell’Italia del nord - alcuni esempi di campanili romanici che portano la sua mano sono ancora oggi presenti nel territorio eporediese e canavesano, un esempio sono i resti di Santo Stefano ad Ivrea. Le “architetture” fruttuariensi e la loro “musicalità” che portano lo stile inconfondibile del grande maestro committente sono presenti in tutte i paesi del continente, testimonianze silenziose e significative dello sviluppo della cultura dell’Uomo, della nostra storia e civiltà.
Guglielmo da Volpiano non fu solamente un grande architetto: con la riforma dello statuto dei conversi in virtú della quale questi potavano diventare di fatto dei familiari e così lavorare entrando a far parte della “comunità” benedettina, non si deve tralasciare, la sua opera nella fondazione di scuole popolari. Queste ultime, cosa assolutamente straordinaria per i quei tempi, permettevano ai giovani delle classi più povere di poter imparare a leggere e cantare.
Una visione popolare fondata sul valore assoluto della Regola ma anche dell’amore e della carità verso il prossimo. Fu dunque nel canavese la stessa, “amatissima” abbazia di Fruttuaria da lui fondata, con le sue “consuetudines”, l’opera principale della vita di Guglielmo da Volpiano: eroe della “mediazione” e della “discrezione” anche negli anni travagliati del Regno Italico di Arduino d’Ivrea, ben consapevole di partecipare già nell’Anno Mille ad un “progetto” futuro, un sogno, infinitamente più grande.
Come Guglielmo da Volpiano un‘altra figura di canavesano - a distanza di un millennio - Adriano Olivetti pensatore politico, imprenditore, padre spirituale di un’altra Italia auspicabile, nobilitata dal lavoro e dal senso di “comunità”, ma mai esistita se non proprio nella piccola grande enclave olivettiana.
“Architetti” entrambi nel territorio, prima di uomini e poi di modelli, dove la forma e la funzione diventano armonia pensata per facilitare la naturale evoluzione di ciascun individuo. Risulta ancor più netto il parallelismo tra i due grandi personaggi se confrontato con la strisciante tentazione, oggi dilagante e quasi rassegnata, di pensare che le lotte per l’affermazione e il consolidamento dei diritti umani, del lavoro, dei principi di cittadinanza, pari opportunità, welfare, diritto allo studio per i giovani, siano incompatibili con il mondo contingente. Un mondo che - mille anni dopo - se da un lato vorrebbe candidare la olivetti “renaissance” di Ivrea come patrimonio mondiale dell’Unesco, sembra invece talvolta imporre semplificazioni politiche inquietanti, che si vorrebbero fatalmente necessarie, piuttosto che il rilancio del desiderio millenario di continua evoluzione, “spirituale” e “materiale” insieme, comunitaria e personale, dell’essere umano - laico o credente, olivettiano o fruttuariense che sia.
La serata beneficia del patrocinio non oneroso del Royal Order Saint Mary of Ivrea-Benedictine Oblate Brothers Congregation of Brazil nella figura del suo Presidente Prince D. Luis Roberto di San Martino-Lorenzato di Ivrea, e da Abbot-President of the Benedictine Congregation of Brazil, Dom Emanuel d'Able do Amaral O.S.B.
Ore 20:45 presso Chiesa di San Bernardino di Ivrea (Accesso da Via Jervis)
La conferenza di Valter Fascio sarà preceduta da un intervento dall'Associazione Spille d'Oro Olivetti di Ivrea, durante il quale verrà fornita una breve descrizione della storia dell'ex convento francescano di San Bernardino e delle splendide opere in esso affrescate da Giovanni Martino Spanzotti tra il 1485 ed il 1490.
Ingresso Libero