Storia in soffitta
San Callisto Caravario
Un martire canavesano in terra cinese
approfondimento di: Giuseppe Avataneo
Callisto Caravario nasce a Cuorgnè il 18/6/1903 da Pietro e Rosa, ambedue operai, che lo indirizzano verso una vita cristiana fatta di amore verso il Signore e verso il prossimo. Sin da piccolo si sentì attratto dalla vita religiosa; spesso anziché attardarsi a giocare con gli altri ragazzini, preferiva raccogliersi da solo in fervente preghiera.
Alcuni anni dopo, per questioni di lavoro, la famiglia dovette lasciare Cuorgnè e trasferirsi a Torino. Il giovane Callisto fu iscritto alla San Giovanni Evangelista la scuola elementare gestita dai salesiani di don Bosco. L'oratorio divenne la sua seconda casa ed il palcoscenico delle sue opere di misericordia.
Sulle orme del fondatore aanch'egli si mostrava d'esempio alla moltitudine di ragazzi di strada, che non avevano mai frequentato una scuola e vivevano di furti ed espedienti, avvicinandoli, interessandosi delle loro problematiche (ed ove possibile cercando di risolverle) ed invitandoli a frequentare l'oratorio.
A quindici anni, mentre frequentava il liceo classico, Callisto giunse nella determinazione di farsi prete, confessando ai propri genitori l'intenzione di emulare la virtù missionaria di don Bosco.
Nel 1910 fece domanda come novizio dell'ordine dei salesiani e,nel 1921, confidò a mons.Luigi Versiglia (missionario e vescovo della diocesi cinese di Shiuchow), appena rientrato in Italia dopo quindici anni di evangelizzazione in Cina, il proprio desiderio di raggiungerlo in quel paese per evangelizzarlo.
Infatti Callisto Caravario partì nel 1923 per raggiungere i fratelli a Shangai e, nonostante le difficoltà nell'imparare la lingua, non perdette mai la fede nella buona riuscita della sua missione.
I problemi della lingua non erano però i soli, né i più gravi in quegli anni in Cina. Nel 1926 l'esercito comunista ordinò ai sacerdoti cattolici di abbandonare il paese lasciando tutti i loro averi.
I salesiani si rifugiarono per due anni nell'isola indonesiana di Timor quando, alla fine del 1927, prese il potere in Cina il generale Chang-Kai-Shek, oppositore dei comunisti, che li dichiarò fuori legge. I salesiani poterono così tornare, anche se la situazione politica non si era ancora del tutto stabilizzata.
Nel 1929, all'età di circa ventinove anni, Callisto fu ordinato sacerdote da mons. Versiglia.
Don Caravario e il vescovo partirono in treno il 24 febbraio, assieme a due allievi del Collegio Don Bosco, alle due loro sorelle ed una catechista. La situazione era turbolenta a causa di continue guerriglie che tormentavano il sud della Cina, ma il vescovo volle egualmente effettuare la sua visita pastorale nel distretto di Lin-Chow.
Il giorno 25 proseguirono il viaggio in barca sul fiume Pak-Kong; una breve sosta a mezzogiorno e poi nuovamente lungo il fiume, diretti a Li-Thau-Tzeui.
Stanno recitando l'Angelus quando, dalla riva, una decina di uomini armati intima all'imbarcazione di approdare. Saputo dal barcaiolo che non viaggiavano sotto la protezione di alcuno dei "signori della guerra" locali i pirati pretendono una grossa somma di denaro per lasciarli passare. Resisi conto che i due religiosi non ne possedevano e scoperte le tre donne a bordo, tentano di impossessarsene e portarle via; ma don Callisto e mons. Versiglia fanno barriera coi propri corpi.
I banditi, dopo averli selvaggiamente colpiti con i calci dei fucili, li legano e li trascinano in un vicino bosco esclamando: "Bisogna distruggere La Chiesa Cattolica".
Comprendendo che era giunto il momento del martirio i due salesiani si inginocchiano e si mettono serenamente a pregare ad alta voce, con gli occhi rivolti al cielo….Cinque colpi di fucile pongono fine alla loro estasi!!!
Tornati alla barca i pirati trascinano via le tre ragazze in lacrime, mentre gli allievi vengono lasciati andare, e testimonieranno l'atto di eroismo.
Papa Paolo VI li dichiarò martiri nel 1976 e Giovanni Paolo II li ha beatificati il 15/5/1983 e canonizzati il 1/10/2000, assieme ad altri 120 martiri religiosi e laici, ricordando nell'occasione le parole di chi aveva conosciuto il missionario: "Don Callisto Caravario é diventato santo non perché martire, ma è diventato martire perché santo".