Storia in soffitta

Giorgio Orsolano: L’Hannibal Lecter di San Giorgio Canavese
Storia del primo serial killer documentato in Italia

Lascia un commento approfondimento di: Giuseppe Avataneo



Giorgio Orsolano nasce a San Giorgio Canavese il 3 giugno 1803 da Antonio e da Margherita Gallo; alla morte del padre fu mandato da un prete, zio materno, perché provvedesse alla sua educazione ed istruzione.
Risultato vano ogni tentativo, il giovane fu rimandato a casa; qui trascorse più tempo all’osteria che al lavoro e sua principale fonte di sostentamento divenne il furto, a cui si aggiunse nel 1823, il tentativo di stupro ai danni di una giovane.

Nel giugno di quell’anno in un bosco della Regione Prati di San Giorgio aveva tentato di sedurre la sedicenne Teresa Pignocco, che vi si era recata: ”a fare erba”, al suo rifiuto l’aveva aggredita e tentato di violentarla. Alle grida della ragazza accorse la madre che riuscì a far fuggire l’assalitore.
Catturato, al processo gli vennero attribuiti anche precedenti furti ai danni della Chiesa Parrocchiale e di quella della Confraternita di Santa Marta; la sentenza del 15 dicembre 1823,  (dopo soli sette mesi dal fatto!!!!), lo condannò : ”alla catena per un anno…” per il tentativo di stupro e: ”a sette…” per i furti.
Dopo la condanna si sposò con Domenica Nigra, una vedova ventiquattrenne, dalla quale ebbe una figlia, ed aprì una bottega di: ”ritagliatore e salsicciaio”, creandosi coì una vita in apparenza più che normale.

Nel frattempo in paese si verificarono alcuni fatti inquietanti. Il 24 giugno 1832 scomparvero Caterina Givogre di nove anni ed il 14 febbraio 1833, Caterina Scavarda di dieci .Le ricerche delle due bambine non diedero alcun esito e le tragedie vennero attribuite all’opera dei lupi, a quel tempo molto numerosi nella zona.
Nel frattempo l’Orsolano cambiò attività e si mise a vendere vino e commestibili. Ma la troppa fiducia in sé stesso lo fece diventare imprudente e si scoprì troppo, fino a farsi sorprendere.
Il 3 marzo 1835, giorno di mercato, recatosi tra le bancarelle per acquisti, si fermò dalla quattordicenne Francesca Tonso di Montalenghe, dalla quale acquistò numerose uova, invitandola a seguirlo a casa, dove l’avrebbe pagata. Ma appena questa fu entrata l’aggredì la violentò e l’uccise.

 

Notata l’assenza della ragazza, in serata iniziarono le ricerche, mentre numerosi testimoni descrissero la fisionomia del suo accompagnatore. Riconosciuto in essi l’Orsolano, i genitori della scomparsa si recarono a casa sua per avere notizie, ma ne furono cacciati in malo modo. Anche le forze dell’ordine non potevano intervenire a causa dell’assenza di prove oggettive che portassero alla sua incriminazione.

Fortunatamente per la giustizia, la fretta e la mancanza di cautela da parte del sospettato finirono per inchiodarlo; infatti qualcuno scoprì nel suo giardino un cappellino, un paio di zoccoli ed alcuni brandelli di tessuto.
I genitori di Francesca li riconobbero come parte dell’abbigliamento della figlia; provvisti allora di mandato di perquisizione gli agenti setacciarono la casa e scoprirono ancora un sacco sporco di sangue, probabilmente utilizzato per trasportare il cadavere.

L’Orsolano venne arrestato ma continuò a proclamare la sua innocenza finché una notte, forse fatto ubriacare appositamente, confessò l’omicidio della Tonso ed indicò il luogo in cui aveva occultato il cadavere; alcune fosse scavate sulle rive del torrente Piatonia.
L’Orsolano venne trasferito nel più sicuro castello di Ivrea, dopo che la gente, che lo aveva soprannominato “la Jena”, ne aveva invocato il linciaggio essendosi diffusa la voce che avesse mangiato alcuni brandelli di carne e qui tentò il suicidio, ma venne salvato e controllato a vista fino al giorno del processo.

Al processo gli vennero attribuiti anche i delitti delle due bambine scomparse nel 1832 e 33 ed i cui cadaveri furono gettati in modo da attribuire l’atto ai lupi.
Nella sentenza, emessa il 13 marzo 1835, (Ricordiamo ancora che l’uccisione della Tonso era avvenuta solo dieci giorni prima….A chi vuol intendere!!!), venne riconosciuto colpevole di tutti e tre i delitti ed in più di:”…essere persona dedita all’ozio e ad ogni sorta di vizi, dissoluto, armigero, incutente timore, solito ad ubriacarsi, capace di qualunque altro delitto…” e venne condannato alla pena di morte mediante impiccagione.

Ma la parte più raccapricciante della vicenda deve ancora arrivare; ce la racconta un anonimo “Avvocato R.”, che affermò di essere stato testimone oculare del processo e ne scrisse la cronaca: ”Udì l’Orsolano tranquillamente la sua condanna; dopo la quale ebbe a confessare d’aver mangiato della carne delle due fanciulle prima uccise; d’averne fatto del prosciutto e vendutone pubblicamente. Ciò che avrebbe fatto della terza giovinetta se non fosse stato scoperto…

Il giorno in cui fu eseguita la sentenza, il 17 marzo, San Giorgio si riempì di persone convinte di vedere, come ricorda una cronaca dell’epoca: ”un gigante, un mostro od una bestia”, ma restarono tutti delusi e si lamentarono di aver pagato per poi accorgersi che: …era un uomo come gli altri; era piccolo di statura, cioè d’once 38 circa (130 cm.circa), la pelle il viso bianca e rosa, peli castagni, ciò che lo deformava un poco era la mancanza di un occhio che cercava di nascondere con un brano di capelli, del resto era di cortesi maniere, civile, grazioso e rispettoso…”.

L’Università di Torino inviò tre chirurghi che, a sentenza eseguita, aprirono ed osservarono bene il cadavere, portando via i testicoli: ”perché più voluminosi del solito” ed il capo; che venne deposto nel Museo di Anatomia dell’Università. Un calco della testa è tutt’ora esposto nel Museo di Antropologia Criminale “Cesare Lombroso” della stessa città.
Resta ancora il dubbio se l’Orsolano fu effettivamente uno spietato serial-killer,oppure uno psicopatico affetto da sdoppiamento della personalità e disturbi di mitomania.


Fonti bibliografiche
- Andrea Accorsi – Massimo Centini: I SERIAL KILLER – Roma 2006
- L.Baima Bollone: CESARE LOMBROSO,OVVERO IL PRINCIPIO DELL’IRRESPONSABILITA’- Torino 1992
- A.G.Pinketts: L’ENCICLOPEDIA DEI SARIAL KILLERS – Milano 1997
- R.Villa: IL DEVIANTE E I SUOI SEGNI,LOMBROSO E LA NASCITA DELL’ANTROPOLOGIA – Milano 1985

 




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