Storia in soffitta
Palazzo e Torre dei Tallianti
ad Ivrea, uno scorcio di medioevo vicino alla Dora
approfondimento di: Giacomo Tardito
Passeggiando sul Lungo Dora di Ivrea, se ci si ferma nei pressi del campanile di Santo Stefano, si scorge in alto, nella parte dei giardini pubblici verso il centro città, una torre che svetta sui tetti del palazzo a confine.
Il palazzo fu costruito fra il XII e il XIII secolo dalla famiglia Tallianti (antico casato eporediese).
Nel cortile interno, in Via Bertinatti, è possibile vedere la possente torre quadra denominata da Alfredo d’Andrade, “turris alba“ (torre bianca). La torre ha un’altezza di 24 metri, con una pianta quadra di 6 per 5,93 metri. Non si sa con esattezza da dove provenga questo nome; si pensa derivi dall’intonacatura di calce che un tempo la ricopriva e di cui sono state trovate tracce in alcuni punti.
La torre si innalza di due piani rispetto al tetto dell’edificio; su ogni lato si aprono delle finestrelle ad arco ogivale piatto. I materiali usati per la costruzione sono pietre e laterizi a vista. Una ricca fascia, composta da tre file di archetti pensili, abbellisce la torre sin dalla sua costruzione e una decorazione simile è presente in alcuni punti della facciata esterna.
Il Casato:
TAGLIANTI (Talianti, Talliante)
Antica famiglia feudataria della Chiesa di Ivrea, forse discendente dai De Civitate Eporediae, consignori di Gerbola, Lessolo.(1)
Durante i secoli, nella redazione di documenti, di libri o di trattati, lo stesso casato appare, ma in grafia diversa:
De Talianti – De Tallianti – De Taliendis – Taglianti – Talianti – Taliandis – Talliendis
Un breve cenno storico, ci indica come questo nobile casato iniziò ad essere presente nella vita cittadina eporediese. Dei signori Tallianti vi è qualche rara traccia tra il IV e il X secolo. Ma è dopo l'Anno Mille che la famiglia si mette in evidenza nella vita cittadina.
Dichiarata Ivrea città libera dell’Impero nel 1027, la reggenza passò al Vescovo con il titolo di Conte; il Vescovo aveva il suo Visconte, che assolveva a tutti i compiti riguardanti il potere temporale. In Ivrea, come primi Visconti, furono nominate le famiglie De Talianti e De Solerio. Tale carica era perpetua e passava ai discendenti in successione, sempre che questi ultimi ne fossero all'altezza. I Tallianti la mantennero e ricoprirono incarichi per alcuni secoli.
Sul territorio eporediese, diverse case erano tra i possedimenti di questa famiglia nobile. Del luogo e del palazzo ove sorge la torre, ne parla il Benvenuti (1733 - 1818) nei suoi libri: “In diverse scritture già esistenti nell’archivio di Santo Stefano dopo il 1215 si legge che le case de’ Sigg. Tallianti confinano coi PP. di San Francesco.“ Il Convento di San Francesco fu edificato nel 1215; oggi il Convento non è più esistente e nell’edificio che lo ospitava, ora vi è il Commissariato di Polizia.
La presenza del palazzo dei Tallianti è confermata anche in un paragrafo degli Statuti medioevali eporediesi, nel quale si stabilisce che siano eletti due “sorestani“, termine il cui significato è “delegati dal Comune”, i quali avevano l’incarico di far costruire “un buon ponte in solida muratura sopra il braccio del fiume che va verso i Mulini dei Talianti al di sotto del Cantone di Santo Stefano“. In altre parole, i due “sorestani“ nominati, avrebbero dovuto curare la costruzione di un ponte nella zona dell’attuale piazza del Rondolino. Un breve cenno può essere fatto su questi mulini medioevali, che avevano una particolarità: erano mulini natanti sulla Dora, erano composti da due scafi al centro dei quali era situata una sovrastruttura a capanna che conteneva l’alloggio del mugnaio, il magazzino e la macina, mossa da una ruota a pale posta a poppa dei due scafi.
Sempre in zona, l'attuale Via dei Patrioti viene così descritta dal Benvenuti: “A canto la Chiesa di S. Salvatore eravi Ruca Talliendorum così detti da' Sig. Tallianti. Da questa che andava fino alla Dora, eravi Ruca Fornasiorum che andava dietro S. Francesco ed era in parte della parrocchia di S. Ulderico. La strada che va retta al Palazzo Perrone anticamente dicevasi ad petram malii consilii, poi sino ai nostri tempi si disse Ruca S. Ursi.”
Disponendo di molte risorse, questa famiglia patrizia vendette o donò proprietà a conventi e strutture ecclesiastiche. Prese parte, con numerose sovvenzioni e donazioni, alla costruzione di cappelle in alcune Chiese del territorio eporediese. Situato nell'attuale Via dei Cappucini, vi era l’Ospedale di San Lazzaro detto Ospedaletto, adibito alla cura dei lebbrosi; dell’Ospedaletto si hanno notizie dal 1318 ed ebbe come fondatori la famiglia Tallianti.
Per indicare il prestigio e l’importanza che questo nobile casato ebbe nei secoli, nella storia della città di Ivrea e non solo, nel ricoprire vari incarichi e varie cariche nelle amministrazioni e negli ordini ecclesiastici o monastici, può essere tracciato un breve elenco di alcuni componenti di spicco della famiglia Tallianti:
- Giovanni -- Consigliere del Podestà (1270)
- Tomaso – Nunzio e Procuratore del Comune d’Ivrea (1278)
- Ruffino -- Cavaliere (1302)
- Rogerino -- Ambasciatore guelfo d’Ivrea (1313)
- Ardizzone -- Membro del Consiglio comunale d’Ivrea (1330)
- Gabriele -- Membro del Consiglio comunale d’Ivrea (1330)
- Giacomo -- Membro del Consiglio comunale d’Ivrea (1330)
- Goffredo -- Cavaliere nominato da Enrico VII (1330)
- Ardizzone -- Gran Cancelliere del duca di Borgogna (1382)
- Bernardo -- Rettore dell’Università di Bologna (1426)
- Giovanni Ludovico -- Abate dell’Abbazia di Santo Stefano di Ivrea (1440)
- Ludovico -- Capitano delle guardie (1476)
- Ludovico -- Ambasciatore e signore di Sant’Ilario e Montfort in Borgogna (1483)
- Ludovico -- Gran Ciambellano di S.A.R., ambasciatore presso Papa Sisto IV (1483)
- Bernardino -- Preposto e Vicario generale della Cattedrale d’Ivrea (1487)
- Agostino -- Membro del Consiglio comunale d’Ivrea (1585)
- Claudio -- Consigliere di Carlo V (1591)
- Ludovico -- Cancelliere di Carlo V (1591)
- Alessandro -- Clero regolare in Asti (1600)
- Fabrizio -- Canonico (1629)
- Giovanni Battista -- Giudice nella Città di Ivrea (1675)
- Giulio Cesare -- Auditore della Camera ducale (1675)
Questa nobile famiglia si estinse nel 1740.
(1) - tratto dal BLASONARIO SUBALPINO