Storia in soffitta
Palazzo della Credenza di Ivrea
Eporedia Medioevale
approfondimento di: Giacomo Tardito
È uno dei simboli dell’Ivrea medioevale. Si tratta di un palazzotto in mattoni di due piani, con
finestre a sesto acuto ed un piano terra costituito da un portico ad archi ogivali. Una semplice decorazione di coronamento sottolinea l'ultimo piano ed il sottotetto. Venne costruito nei primi anni del XIV secolo nell’antica piazza “in Mercato” (in seguito Piazza Marsala ed oggi Piazza della Credenza). A lato del Palazzo, partiva la “Rua delle Ova”, in seguito nominata “Via Putei o de Puteo”, che portava con percorso in discesa alla Chiesa di San Maurizio.
Il Benvenuti (1733-1818) così la descrive: “Nel Borgo di S. Maurizio era una strada detta de Puteo, che dalla contrada grande terminava in Mercato ed era denominata da’ Sig.ri de Puteo, che ivi avevano il loro palazzo con torre, ed altre case”. Dal periodo medioevale, in questa piazza si tenne il mercato settimanale: da qui l’origine del nome.
Negli Statuti del 1329, viene indicata l’autorizzazione del Comune ad “aprire una piazza in mercato, a spese di coloro che in quella località avevano case, con che la piazza rimanesse scoperta, ma con diritto ai predetti proprietarii di case fronteggianti la piazza
stessa di fabbricarvi portici, affittando così la piazza come i portici a chi volessero, lavoro da questo eseguirsi in un anno, salvo diritto al Comune, entro due anni, di rimborsare le spese ai proprietari e di aver libera la piazza”. In pratica, il Comune autorizzava la costruzione di portici sotto le abitazioni che si affacciavano sulla piazza; i proprietari, nei giorni di mercato, li potevano affittare, come pure l’area antistante, traendone così beneficio economico. Questi portici venivano chiamati "Porte Tuope”, erano bassi e bui con soffitti formati da grosse travi in legno.
Il Palazzo della Credenza non fu sede del Comune. Dal XIV alla fine del XVII secolo fu la sede ed il luogo di riunione dei Credendari, Consiglieri Comunali del Medio Evo nominati a formare il Parlamento eporediese.
I componenti del Consiglio della Credenza venivano scelti e nominati dal Consiglio Generale del Comune. Essendo Ivrea suddivisa in tre parti o rioni, quest’ultimo era composto, di diritto e a vita, dai “terzieri” ossia da capifamiglia e discendenti dei casati patrizi “De Civitate, De Sancto Mauritio, De Burgo”. I Credendari erano nominati a vita ed il loro numero non doveva superare i 70. Ogni anno il Consiglio Generale provvedeva a sostituire i Credendari che nel frattempo erano deceduti. Il Consiglio della Credenza godeva di ampia autonomia e, detenendo il potere legislativo, affidava il potere esecutivo agli Ordinati Comunali. I Credendari coadiuvavano il Podestà nell’amministrazione civile.
Egli era il capo supremo del Governo Comunale, deteneva il potere giudiziario, coadiuvato da due Giudici nominati dalla Credenza e restava in carica per dodici mesi. A nominarlo era il Consiglio della Credenza, nel corso di una seduta speciale nel mese di agosto insediandolo nel mese successivo.
Composizione del Consiglio della Credenza:
- due Consoli (anche detti Sindaci o Chiavari), a capo del Consiglio, confermati il 1° gennaio di ogni anno
- i Giudici subalterni, capi del Consiglio Segreto, detto Credenza, in egual numero nominati da ognuno dei tre rioni
- Consiglio dei Sapienti, composto da dottori in legge, con l’incarico della stesura, della revisione e delle aggiunte agli Statuti, eletti alla fine di ogni anno, in numero di 5 o 6 per ognuno dei tre rioni
- tre Procuratori, che si occupavano della gestione delle finanze comunali
- un Clavario o Tesoriere, per la gestione delle spese
Sia per le sue condizioni vetuste, sia per i danni causati dalle macerie che gli erano cadute sopra a seguito dell’esplosione ed al crollo della torre nord-ovest del Castello colpita da un fulmine il 17 giugno 1676, il Palazzo della Credenza fu utilizzato fino al 1681, anno in cui gli Organi di Governo di Ivrea chiesero al Duca Vittorio Amedeo II, per quanto esposto prima, di essere autorizzati a destinare per la convocazione del Consiglio Comunale e per le altre necessità del Comune “una casa altre volte del fu avvocato Pio Fran Caffarelli ora propria comoda per detto effetto per essere situata nel mezzo della città, e che poteva anche servire per l’archivio” (citazione da un documento dell’Archivio Comunale di Ivrea citato dal Carandini). L’autorizzazione venne concessa da Vittorio Amedeo II con rescritto del 26 marzo 1681. La Casa Caffarelli sopra citata si trova in piazza Giocosa, di fronte al Teatro Civico. Dal 1681 l’Archivio e la sala per le sedute del Consiglio Comunale ebbero questa sede provvisoria e nel 1761 tutta la struttura comunale venne trasferita nell’attuale Palazzo Civico. Fu conseguenza all’abbandono del Palazzo della Credenza.
Intorno alla metà del secolo XIX furono effettuate opere di rinnovamento nella parte alta della Città. Nella piazza detta “in Mercato” venne infatti abbattuto l’intero quartiere di pericolanti e malsane abitazioni, sotto le quali si aprivano gli oscuri passaggi o portici detti “Porte Toupe”. Una di queste la si può ancora vedere ed è quella a destra della facciata del Palazzo della Credenza, allo sbocco di Via Marsala.
La demolizione del vecchio quartiere consentì la formazione dell’attuale Piazza della Credenza che fu unita, aprendo un varco sui bastioni della vecchia cinta muraria, alla sottostante Porta Aosta da una strada, tuttora utilizzata per accedere all’Ospedale.
Edificata in epoca romana, la cinta muraria, posta sul lato nord della città, non ebbe mutamenti nel periodo medioevale. Queste mura chiudevano la collina su cui sorgono sul Palazzo della Credenza e l’Ospedale, oltrepassavano via Palma (attualmente Via Quattro Martiri) e seguivano all’incirca il percorso ancora esistente e visibile nella parte alta di Via Circonvallazione.