Storia in soffitta
Manifatture Rossari & Varzi
Le due ciminiere in centro ad Ivrea
approfondimento di: Giacomo Tardito
Parlando di archeologia industriale ad Ivrea, possono essere analizzate, ed ancora visibili, alcune vestigia; sono testimonianza di un passato nel quale si trasformò l’economia di Ivrea e del Canavese.
Situate nella zona est della città, due ciminiere possono essere ammirate, nella loro imponenza ed altezza, una in piazza del Rondolino, l’altra sulla sinistra di Via dei Mulini.
Esse erano ad asservimento dei due complessi industriali e ci riportano indietro negli anni, quando, dagli inizi del Novecento e per quasi sei decenni, con il nome delle “Manifatture Rossari & Varzi”, Ivrea fu anche città del tessile.
È necessario ricordare che, sul territorio canavesano, prevaleva l’agricoltura, con la conduzione diretta dei fondi e con le proprietà terriere frazionate. L’economia e la produzione, in queste attività agricole, era molto bassa; oltre al normale sostentamento della famiglia contadina canavesana, poco restava per essere barattato o messo in commercio. Fino alla prima metà dell’Ottocento, le attività commerciali canavesane, con prodotti locali, si svolgevano tra comune e comune. La presenza di nuove attività come mulini, peste per canapa, frantoi, telai familiari (per la lavorazione della tela), fucine, fornaci, piccoli laboratori artigianali di vario tipo, permise di estendere il commercio verso il Biellese ed il Torinese. Dalla seconda metà dell’Ottocento, cominciarono a sorgere le prime industrie tessili sul territorio canavesano. Col passare degli anni, i piccoli opifici locali cedettero il posto a più grandi strutture: ampi edifici nei quali, con maggior impiego di dipendenti e macchinari, le attività produttive ebbero uno sviluppo davvero notevole; inoltre, le Società che le gestivano erano supportate da gruppi finanziari ed erano organizzate su base azionaria. Questi nuovi insediamenti erano dislocati per lo più nei pressi o lungo i corsi d’acqua e, vista la sempre più evidente crisi agricola, dalle campagne circostanti ci fu un continuo flusso manodopera a buon mercato.
Agli inizi del Novecento, Ivrea aveva poco meno di 12.000 abitanti e nei Comuni canavesani, la popolazione era di poco superiore alle 183.000 persone. In territorio eporediese erano sorte diverse attività produttive: due fonderie, un’officina per la lavorazione di metalli, una fabbrica per la costruzione di arredi in ferro, un’azienda per la produzione di zolfanelli, una fabbrica di acque gasate, una cereria, alcune fornaci per la produzione di laterizi ed una per la produzione di piastrelle in cemento. Attività produttive sì, ma di piccole dimensioni. Ed è proprio all’inizio del XX secolo, che in Ivrea sorsero i primi insediamenti industriali, favoriti dalla nuova politica di incentivazione industriale inaugurata dall’Amministrazione comunale eletta in quegli anni. Molti imprenditori forestieri scelsero Ivrea per impiantare nuove fabbriche, usufruendo, inizialmente, di agevolazioni fiscali, quali abolizione di tasse e dazi sull’importazione dei materiali e di fornitura di energie (concessioni di acqua e forza elettrica).
Nel 1902, al fondo e a destra di Via dei Mulini, nei pressi del Naviglio, venne fatta costruire la prima struttura, per insediarvi il cotonificio della Manifattura Canavesana Compagnia Ceretto & Meynardi, con circa 100 dipendenti. Le produzioni tessili di questa ditta non durarono per molto tempo. Nel 1905, a causa del fallimento della Società, gli impianti vennero rilevati dalla Manifattura Rossari & Varzi di Galliate ed adibiti a tessitura, con produzione di telerie di vario tipo in cotone.
Nel 1907 vi fu un ampliamento della Manifattura; sul lato opposto in Via dei Mulini, vennero costruiti i nuovi edifici utilizzando nuove tecniche costruttive e con l’innovativo accorgimento tecnico dell’illuminazione unidirezionale dall’alto per superfici estese, mediante grandi vetrate esposte a nord (il cosiddetto shed o capannone). Al loro interno, venne avviato il reparto di filatura.
Per lo sviluppo e l’organizzazione di questa nuova attività, vennero fatti venire dall’Inghilterra giovani tecnici con esperienza nel campo della filatura. Negli anni 1913-1914, il reparto di tessitura impiegava circa 500 operai, mentre erano 250 nel reparto di filatura. Per il funzionamento dei macchinari dei due reparti dello stabilimento, veniva impiegata la forza idroelettrica prodotta in Valle d’Aosta, nelle Officine di Lillianes e Fontainemore e trasportata ad Ivrea con una linea ad alta tensione da 40.000 volts e lunga 28 km. Alla fine degli anni Venti, la Società fece costruire un edificio attiguo alla tessitura per ospitarvi il convitto, nel quale potevano essere alloggiate circa 200 operaie, in gran parte provenienti da paesi del Canavese e Biellese; al suo interno, inoltre, vi erano alcuni locali adibiti a mensa e nei quali potevano essere distribuiti 150 pasti, sia a pranzo che a cena. Questo edificio, è quel lungo caseggiato che si affaccia su Piazza Freguglia, una parte del quale fu per anni la sede degli Uffici Postali Centrali di Ivrea.
La produzione manifatturiera fu attiva per poco più di mezzo secolo ed a notevole livello. Negli anni Sessanta, la Manifattura Rossari & Verzi di Ivrea venne chiusa.
Le strutture e le aree della tessitura furono, in quegli anni, acquistate dal fondatore della Ditta “Mele”, il Cavalier Emanuele Musso ed adibite, in parte, al deposito ed al recupero di materiali ferrosi di ogni tipo. Questa attività viene tuttora svolta dalla famiglia Musso.
Per quanto riguarda l’area della filatura, negli anni Ottanta si discusse a lungo per la realizzazione di un grande mercato coperto, con spazi sia interni che esterni per gli ambulanti del mercato del venerdì, ma l’Amministrazione comunale non raggiunse mai un accordo con la proprietà.
Attualmente, nell’area e nei capannoni, sono presenti alcune ditte ed officine artigianali.