Storia in soffitta

Giovanni Gersen
Storia del testo religioso più letto dopo la Bibbia

Lascia un commento approfondimento di: Giuseppe Avataneo



"Chi segue me non cammina nelle tenebre(Gv 8,12),dice il Signore. Sono parole di Cristo, le quali ci esortano ad imitare la sua vita e la sua condotta, se vogliamo essere veramente illuminati e liberati da ogni cecità interiore..."

Così inizia un libro che, dopo la Bibbia, è il testo religioso più diffuso e letto in tutta la letteratura cristiana d’occidente, il: DE IMITATIONE CHRISTI (l’Imitazione di Cristo).


Il libro, scritto in latino in epoca medioevale, probabilmente nel XIII sec., è un manuale che indica la strada per raggiungere la perfezione, seguendo l’insegnamento e la vita del Cristo.


L’opera si divide in quattro libri:

 

- Libro I. “Libro della Imitazione di Cristo e del dispregio del mondo e di tutte le sue vanità”
E’ un invito ad abbandonare l’attaccamento alle cose materiali e concentrare la propria vita sugli atteggiamenti di Cristo (l’imitazione appunto) mediante la carità, la meditazione, l’obbedienza e la contrizione di cuore.
- Libro II: “Dell’interna conversazione”
Afferma che l’unico modo per sperare di entrare nel Regno di Dio è la sofferenza, alla quale bisogna sottomettersi con pazienza e gioia, ed indica una seria di precetti per vivere intensamente la vita interiore.
- Libro III: “Dell’interna consolazione”
Qui non vengono più indicati precetti e stili di vita, bensì un intenso e mistico dialogo spirituale tra l’autore e Dio.
- Libro IV: “Libro del sacramento del corpo di Cristo”
Esalta l’Eucarestia come unico mezzo di unione a Cristo ed esorta il lettore ad accostarvisi frequentemente.

 

All’autore di questo libro non è stato ancora dato un nome definitivo.
Alcuni studiosi ritengono che l’opera sia frutto di più autori ed in tempi diversi. Ciò sarebbe giustificato dalla netta differenza stilistica tra i primi due libri, impostati come una regola monastica. Il terzo, come un dialogo diretto ed emotivo, potrebbe essere una aggiunta successiva.
L’ultimo tocca un argomento, l’eucarestia, oggetto di aspre dispute nel XIV secolo.
Il dibattito, falsato anche da interessi nazionalistici e di prestigio monacale, non ha portato ancora ad una attribuzione certa.


Gli studiosi hanno però ristretto il campo a tre possibili autori;


- Jean GERSON: Teologo e filosofo francese
- Tommaso KEMPIS: Canonico regolare di S. Agostino
- Giovanni GERSEN: Abate di S. Stefano in Vercelli


Veniamo ora ad analizzare i tre personaggi cercando di individuare le prove che possano far propendere la scelta verso l’uno o verso l’altro. Un attento esame delle informazioni a disposizione portano a pensare che, dei tre supposti autori della "De Imitatione  Christi", la figura più “papabile” sia quella dell’italiano Giovanni Gersen.


Secondo la tradizione Giovanni Gersen nacque agli inizi del 1200 (N.B.) a Cavaglià, nel luogo dove sorgeva la cascina “Campi di Giugno”, di proprietà della famiglia, passata all’avvocato Rondolini a fine 1800 e demolita nel 1912 (1 e 2). Educato nell’ospizio dei Benedettini, che sorgeva nel sito della regione dei SS. Vincenzo ed Atanasio, in un vigneto di  proprietà della casa Ferrero la Marmora, sulla collina a pochi passi da Cavaglià. Precisa il De Gregory: “ …ivi la rovinosa chiesa offre l’idea d’un monastero e tempio del secolo  XII, quale dall’architettura si riconosce. L’antichissima pittura del cappellone rappresenta il Padre Eterno in disegno colossale in mezzo ai quattro evangelisti, figurati coi simboli dell’aquila, del leone, del toro, e dell’angelo, dalle cui bocche escono leggende, all’uso d’allora.”(3). Fu il quarto abate dell’Abbazia di Santo Stefano di Vercelli, eletto nel 1230 o 1240, come attestato da una pergamena del monastero esaminata dal Durandi nel 1756. (4)
La sua nascita in Cavaglià è certificata dal “Codice Bresciano” che cita; “incipit tractatus Joannis a Cabanaco”, il quale villaggio, negli archivi di Cavaglià, presso quello di Vercelli, anno 1506, era chiamato indifferentemente Cabaliaca o Cabanaca. (5)


Anche il cognome trova riscontro nel paese, pur con le mutazioni dovute ai vari copisti; l’Arch. Stat. Tor. Abb. S. Beniglio Pr. S. Vincenzo riporta, nel 1282, un “Ardicionus Gazonus” ed un “Giullioto Gazono”. Mentre quello dell’Osp. Magg. di Vercelli cita un “Martina Gizonus”,nel 1329 e 1332. Dagli atti battesimali di Cavaglià i Gazonus ed i Gizonus diventano “Gerzonus” nel 1594 e “Garzonus” nel sec. XVII. Nome che, nella versione “Garzone”, detengono ancora nel 1882 (6).


Accertata la sussistenza storica di un Giovanni Gersen, nato a Cavaglià, benedettino ed abate del monastero di S.Stefano in vercelli, esaminiamo ora le differenze tra i tre candidati.

 

A)  Jean Gerson: Il cui nome di famiglia era Charlerius Joannes, nacque a Rheims nel 1363,fu teologo e filosofo; canonico e cancelliere della cattedrale di Parigi, legato al Concilio di Costanza; quindi perseguitato e profugo, come pellegrino, nel convento dei Celestini a Lione, ove morì a 66 anni nel 1429, assistito dal fratello abate in quel monastero.
Il Bellarmino nell’opera: “De scriptoribus ecclesiasticis – Roma 1613”(7)  non cita il “De Imitatione” tra le opere del Gerson. Né nel catalogo scritto dal fratello, né nel catalogo di tutte le opere del Gerson del xv secolo, esistente presso la Biblioteca Mazzarino di Parigi.(8)
Il De Gregory afferma di avere spulciato diversi codici gersoniani, contenuti nelle biblioteche di Roma e di Parigi e di aver verificato che nessuno di loro era più antico del 1427. (9)


B) Tommaso Kempis: Nato presso Colonia nel 1380 e morto circa nel 1471, canonico regolare di S.Agostino. L’attribuzione del “De Imitatione” a questo autore viene sostenuta dai Fiamminghi e soprattutto dai canonici lateranensi e fa capo ad un antico codice fogliaceo sul quale si trova scritto: “…finitus et completus anno 1441 per manus Fratris Thomae Kempis”. Ora bisogna vedere se questa frase sottintende l’autore, ovvero il copista e revisore di un testo più antico. Venuta l’invenzione della stampa i libri dell’ Imitatione vennero stampati, specialmente in Germania, col nome di Kempis; così si formò l’opinione che ne fosse l’autore.
Già nel 1604  vi era chi dubitava della paternità del Kempis e la scoperta da parte del Rossignoli (10) del “Codice d’Arona” fece asserire apertamente che l’autore della “Imitatione” fosse il vercellese Gersen.
Il parlamento di Parigi, nel 1652, pur non avendone facoltà, emise comunque una sentenza che ne individuava l’autore nel Kempis. Sentenza ribaltata nel congresso per la disamina del Codice d’Arona  nel 2687, con l’attribuzione definitiva al Gersen,(secondo il De Gregory nel 1820 conservato nella biblioteca dell’Università di Torino).(11) In più il catalogo delle opere del Kempis, edito dal biografo monregalese Rossotto (12) non si trova l’Imitatione.
Ancora prima il monaco tedesco Butzlin (13), in una lettera del 1630, afferma che tutti i codici dell’”Imitatione” presenti nell’Abbazia di Weingarten, sono anteriori alla vita del Kempis ( e presumibilmente anche del Gerson, nato solo 15 anni prima, mentre il cavagliese Gersen era nato ben 163 anni prima), Tesi confermata dal Vallart (14) e dal Calmet (15), che riferiscono aver veduto tali opere anteriori alla vita del Kempis e del Gerson.

 

Dalla disamina del libro si evincono ancora alcune cose:


a) Fu scritto da un monaco benedettino
b) Era un italiano

 

Che sia stato un monaco lo indica l’autore stesso nel cap.10 del libro III in cui: “…riconosce la speciale grazia del Signore nell’aver intrapresa la vita monastica” e nel cap.56 in cui: “…esorta i suoi monaci a continuare a portare la croce di Cristo…” (16)


Che fosse benedettino si evince dal cap. XI : “…ove il santo Dottore biasima què monaci, che si danno alle scienze umane, ed ignorano la regola di S. Benedetto e la scrittura…” (17).


L’autore del libro è anche italiano! E la prova si trova nell’art.3 del cap.5 del libro IV: “…ivi dice che il sacerdote vestito dè paramenti sacri porta dinnanzi e dietro nella pianeta il segno della Croce”. (18)


Infatti nel codice francese : “Vigiles des morts à vespres” del 1300 vi è una incisione in cui il celebrante indossa l’antica pianeta priva della croce anteriore, come era usualmente utilizzata dai rappresentanti del clero di quella nazione. Circostanza confermata anche da opere scultoree transalpine del XIII sec.


Ulteriori prove che indicano l’abate cavagliese quale autore dell’opera giungono dal già citato Codice d’Arona, che inizia col titolo:” Incipit ut capitula primi libri abbatis Johannis Geschen…” e finisce, a pag.171, :” Explicit liber quartus et ultimus abbatis Johannis Gersen de Sacramento altaris…”. (19)


Un ulteriore codice dell’Imitatione ritrovato nel monastero di Bobbio riporta, al libro IV, la scritta:”…incipit liber Joannis Gersen”.
Lo stile di scrittura poi risulta lo stesso usato in una pergamena del vescovo di Catania, data in Napoli nel 1255. (20)


Come dicevamo all’inizio, il libro dell’ “Imitatione” è il testo religioso più diffuso di tutta la letteratura occidentale, dopo la Bibbia. Tanto è vero che illustri personaggi lo consultavano regolarmente.
Pare che S.Carlo Borromeo lo portasse sempre in tasca. Scrive il De Gregory nella sua opera più volte citata:” S. Ignazio di Lojola leggeva ogni giorno un capitolo di buon mattino…”. (21)

 

S. Francesco di Sales, S. Pio V, S. Filippo Neri, S. Teresa di Lisieux, Voltaire (chi l’avrebbe mai detto!!), Papa Giovanni XXIII…sono solo alcuni dei pensatori che si formarono alla scuola del “De Imitatione”.


Di questo libro, scritto in latino, si contano più di duemila edizioni e fu tradotto in tutte le lingue; oltre all’italiano si trovano, nella biblioteca del Collegio a Roma, versioni in castigliano, tedesco, francese, boemo, polacco, inglese, greco, ungherese, giapponese, arabo, armeno, turco, cinese ecc. (22)
La comunità di Cavaglià non ha dimenticato il suo illustre concittadino. Infatti il 28/10/1874, alla presenza del vescovo di Ivrea Mons. Filipello, il Vicario Generale della Diocesi di Pinerolo, mons. Iacopo Bernardi, ha inaugurato, nella prima cappella della navata di destra della Chiesa Parrocchiale di S. Michele Arcangelo a Cavaglià, una lapide a ricordo dell’abate scrittore. (23)


Anche il Municipio ha reso il suo omaggio al Gersen, intitolando al suo nome la via che va dalla Piazza della Chiesa alla Via Roma. (24)


Dobbiamo anche rilevare, per “par condicio”, che il Comune di Cavaglià intitolò un’altra piccola via, anch’essa nelle vicinanze della Chiesa Parrocchiale, al canonico Thomas Kempis (attuale via del Pero)

 

NOTE:

N.B.: Da rimarcare a questo proposito una incongruenza. Wikipedia in: “Giovanni Gersen” (https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Gersen) indica la data di nascita del Gersen al 1243;data che riscontriamo anche in “Imitazione di Cristo” (https://it.wikipedia.org/wiki/Imitazione_di_Cristo).


Invece Gaspare Antonio De Gregory, nell’opera: “Istoria della  vercellese letteratura ed arti” – Parte I – Torino 1819, pag.303;parlando degli abati del monastero di S. Stefano di Vercelli (dopo la restaurazione del 1172),citando la serie degli stessi computata dal Dalla Chiesa, scrive: “…per quanto abate nell’anno 1230 il nostro Giovanni Gersen…” (23 anni prima della presunta nascita!!) ed ancora il Meslero nel proemio del libro: “Ven.viri Ioannis Gersen de Cannabaco Ord, S. Benedicti abb. Vercelle, de imitatione Christi” – Bruxellae 1649, lo colloca come abate nel 1240 (3 anni prima della nascita!!).


A pag. 306 il De Gregory scrive;”…il dizionario degli uomini illustri asserisce che Gersen fu l’amico di S. Francesco.”, e più oltre, nella stessa pagina: “Per istabilire l’epoca approssimativa della vita di Gio Gerson bisogna osservare che nel suo trattato dell’imitazione, per laude di Francesco, gli da il titolo di Santo, però ne deriva che visse oltre all’anno 1226 (anno della morte del Santo – N.d.A.)…..donde si può congetturare che il nostro venerabile Gersen morì circa la metà del secolo, e prima di Bonaventura (S. Bonaventura da Bagnoregio, morto nel 1274 – N.d.A.).


Pertanto non pare plausibile che il Gersen sia nato nel 1243, se risultava abate di S. Stefano di Vercelli nel 1230 0 1240; né aver conosciuto S. Francesco, morto 17 anni prima del presunto anno della sua nascita.

1) : AA.VV.:,Comuni della Provincia Biella – Cuneo, Nerosubianco ed.2005
2) :Gaspare Antonio De Gregory: Istoria della vercellese letteratura ed arti, Torino 1819
3) :www.provincia.biella.it>Sezioni>Turismo, Itinerario area 4 - Viverone
4) :Jacopo Durandi: Storico e poeta (Santhià 1739 – Torino 1817). Presidente della Real Corte dei Conti di Torino. In gioventù scrisse le “Opere Drammatiche”, sulla falsariga del Metastasio. Si dedicò poi agli studi storici (“Saggio su la storia degli antichi popoli d’Italia” – 1769 e” Sull’antico stato d’Italia – 1772”) , www.treccani.it/enciclopedia/iacopo-durandi/
5) :F. Rondolino: Cronistoria di Cavaglià e dei suoi conti – Torino,1882, pagg.212 e segg.
6) :G. A. De Gregory: op. citata
7) : Roberto Francesco Romolo Bellarmino: (Montepulciano 4/10/1542 – Roma 17/9/1621) è stato un teologo, scrittore e cardinal italiano, venerato come santo dalla Chiesa cattolica e proclamato dottore della Chiesa. Apparteneva all’ordine dei Gesuiti. –“ De scriptoribus ecclesiasticis”, Roma 1613 – https://it.wikipedia.org/wiki/Roberto-Bellarmino
8) https:/it.wikipedia.org/wiki/Biblioteca – Mazzarino: Fu inizialmente la biblioteca personale del Cardinale Mazzarino (1602-1661). Alla sua morte la lasciò in eredità al Collège des Quatre-Nations, che aveva fondato nel 1661 e che è divenuto, nel 1805, il Palais de l’Institut de France. Al tempo della Rivoluzione francese la Biblioteca è riuscita a salvare più di 60.000 volumi. Divenuta pubblica ricevette in donazione un considerevole numero di volumi sequestrati ai nobili o alle congregazioni religiose. Tra la sua collezione di incunaboli un esemplare della “Bibbia di Gutemberg”, noto come “Bibbia di Mazzarino”.
9) :G. A. Gregory: op. citata
10) :F. Chiovaro: Bernardino Rossignoli (1547-1613) – Orientamenti della spiritualità post-tridentina – Roma 1967
11) :Cenni storico-statistici della Regia Biblioteca Universitaria di Torino – Torino,1872,pag. 13 – https://books.google.it/books?id=-9GAQAAMAAJ.
12) : Rossotto Andrea: nacque a Mondovì il 29/11/1609 da Giuseppe e da Margherita Rosso. Entrato nella Congregazione di S. Bernardo dei cistercensi riformati, il 30/9/1627 divenne professo, con il nome di Andrea da San Giuseppe, nell’abbazia di S,Maria di Pinerolo. Ordinato sacerdote si stabilì nel monastero fogliante di Mondovì, sorto a fine cinquecento per gestire il santuario mariano di Vico. A metà degli anni Quaranta, coltivati gli studi di teologia e filosofia, e affinata la naturale attitudine alla predicazione, si trasferì a Roma divenendo priore della chiesa di S. Givanni Mercatello e visitatore generale della provincia romana per la sua congregazione ed ove rimase per un decennio. Tornato a Mondovì, mise mano al suo più celebre lavoro, il “Syllabus scriptorum Pedemontii (1667) ed ebbe una feroce diatriba col vescovo di Saluzzo Francesco Agostino Della Chiesa, che lo accusava di plagio. Ammalatosi nella primavera del 1667, Rossotto morì a Mondovì, nella casa di un nipote, il 17/4/dello stesso anno.
13) :Gabriel Bucelin,(anche Gabriel Buzlin, Gabriel Bincolint o Gabriel Bucelinus , pseudonimo Gerhardus Belga. Nacque il 28/12/1599 a Diessenhofen,Torgau Svizzera, morì a 81 anni, il 9/6/1681 nell’abbazia di Weingarten in Germania. Fu un polittico benedettino, umanista, scrittore, storico e cartografo. – hattps://fr.wikipedia.org/wiki/Gabriel-Bucelin
14) :Nuovo dizionario istorico,ovvero Istoria in compendio di tutti…Tomo XII – Napoli 1793,pag. 226 – in https://books google.it/books?id=L-A9pr92rXYC
15) :Agostino Calmet, noto anche come “Dom Calmet” (Ménil-la-Horgne,26/2/1672 – Abbazia di Saint-Pierre de Senones, 25/10/1757),fu eun religioso benedettino appartenente alla Congregazione dei Santi Vitone e Idulfo; esegeta famoso, divenne abate dell’Abbazia di Saint-Pierre de Senones,- https//it.wikipedia.org/wiki/Agostino-Calmet
16) :G. A. De Gregory: op. citata
17) :G. A. De Gregory: op. citata
18) :G. A. De Gregory: op. citata
19) :G. A. De Gregory: op. citata
20) : G. A. De Gregory: op. citata
21) : Orlandini, lib.V historiae, cap.5. Ribadeneira, lib.I,cap. 13. Gonzalez, nel “registro dé fatti di S, Ignazio a richiesta di Giovanni III dù Portogallo. Vedi ediz. Di Macerata 1687. Ediz. Di Parigi 1654
22) :G. A. De Gregory: op. citata
23) :Vedi dizionario bibliografico,tit. Kempis – Parigi 1791
24) :Ringrazio per le notizie e per la collaborazione il parroco di Cavaglià, Don Adriano Bregolin
25) :La civiltà cattolica – Anno Vigesimosesto Vol:V – Serie Nona –Firenze 1875 – Bibliografia pag.706

 

BIBLIOGRAFIA:


- Autore Anonimo: L’Imitazione di Cristo – Ediz. Paoline – Milano 1986
- F. A. Della Chiesa: Monumenta Historiae Patriae – Tomo XVI – Torino 1875, Pag. 1442
- J. A. Chroscicki – M. Hengerer – G. Sabatier: Le funerailles princières en Europe, XVI e XVIII siècle I Vol. I (Pag. 34)
Centre de recherche du chateau de Versailles, Edition de la Maison des sciences de l’homme – 2012
 




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