Storia in soffitta

Taddeo McCarthy
Il Vescovo pellegrino che morì ad Ivrea

Lascia un commento approfondimento di: Giacomo Tardito



Ad Ivrea, il 24 ottobre 1492, in una delle stanze dell’Ospedale (Ospitale) dei XXI, situato proprio a fianco della cappella ancora esistente di Sant’Antonio, moriva Taddeo McCarthy, vescovo irlandese.
 
Taddeo si spegneva umilmente, come semplice pellegrino; al momento della sua richiesta di ospitalità nessuno sapeva che fosse un vescovo. Si era presentato ai battenti dell’ospedale chiedendo semplicemente ricovero e carità, povero, malamente vestito ed in uno stato di salute precario.
 
Poco si viene a sapere dei primi anni di vita di Taddeo. Nacque a West Cork (Irlanda) nel 1455. Apparteneva alla famiglia McCarthy Reagh, signori di Carrberry, stirpe di sangue reale. Alcune fonti indicano sua madre come figlia di Edward Fitzmaurice, nono Lord di Kerry.
 
Taddeo riceve la sua prima educazione e la formazione ecclesiastica, presso i frati francescani di Timoleague (villaggio di County Cork); in seguito, come era consuetudine del tempo, proseguì i suoi studi a Parigi e a Roma.
 
Fu ordinato sacerdote ed ebbe degli incarichi in uno dei tribunali di Roma. Fu nominato vescovo di Ross da Papa Sisto IV, con bolla del 29 marzo 1482 e dispensa papale, in quanto Taddeo non aveva ancora l’età stabilita dal diritto canonico per essere vescovo (aveva 27 anni).
Venne consacrato il 3 di maggio, nella chiesa romana di Santo Stefano del Cacco (De Cano) da Stefano (Stephanus Teglatius), arcivescovo di Antivari.
 
Inizia per Taddeo un lungo, travagliato ed angoscioso decennio, che non gli risparmierà ingiustizie,
dolori, umiliazioni, tumultuosi viaggi a Roma, scomuniche e riabilitazioni.
 
La sua assegnazione alla diocesi di Ross pone una questione: la sede di Ross non era vacante, ma sotto la guida di Odo o Hugh O’Driscoll, ordinato vescovo di Ross l’11 aprile 1473 dallo stesso Papa Sisto IV. Per scarsità di documenti del tempo, non è possibile capire o chiarire il perché sia avvenuta una doppia nomina in questa diocesi (le informazioni tra l'Irlanda e Roma erano, in quel periodo, quanto mai difficili, confuse, spesso contradditorie).
 
Al rientro in patria per assumere il governo della diocesi, Taddeo la trovò occupata da Odo O’Driscoll, sorretto dal sicuro e valido sostegno della sua famiglia, proprietaria della maggior parte di quei territori. La pretesa di Taddeo di essere il legittimo vescovo di Ross scatenò una lotta accanita tra le due potenti famiglie degli O’Driscoll e dei McCarthy. Un ramo di quest’ultima, i McCarthy Mor, in quel tempo stava espandendo il suo potere, con la conquista di territori, castelli e costruendo abbazie; la fede unita al potere ed al prestigio economico-politico e sociale, secondo il vecchio principio “la fede strumento di potere”. Taddeo, avendo un carattere onesto, semplice e sincero, si rifugiò con i suoi seguaci in una abbazia costruita dalla sua famiglia; cercò di discutere e risolvere questa situazione con gli O’Driscoll, non ottenendo alcun risultato. Nel 1483 il vescovo Odo, con un folto seguito, si recò a Roma per rivendicare la propria carica. Papa Sisto IV confermò la diocesi a Odo O’Driscoll ed ordinò a Taddeo di astenersi da qualsiasi questione o attività inerenti la diocesi di Ross e di allontanarsi da quest’ultima, applicando, a lui ed ai suoi sostenitori, la scomunica. Le polemiche, le controversie, le rivendicazioni, le lotte accanite e violente tra le due potenti famiglie dei McCarthy e degli O’Driscoll, continuarono fino al 21 luglio 1488, quando il pontefice Innocenzo VIII emanò una bolla nella quale Taddeo fu dichiarato “figlio d’iniquità”, intruso della sede di Ross, soggetto a scomunica ed interdetto da qualsiasi incarico religioso. Per ben due anni, Taddeo cercò di fare chiarezza sulla sua posizione e sulla sua nomina. Ed ottenne, nel 1490, la nomina di una Commissione cardinalizia che prendesse in esame l’intricata controversia delle nomine. L’esito di quest’indagine, confermò la diocesi di Ross a Odo O’Driscoll, tolse la scomunica a Taddeo e lo riabilitò alle attività ecclesiastiche, nominandolo vescovo delle diocesi unite di Cork e Cloyne, con tanto di bolla papale.
 
Questa nomina esasperò e complicò la già intricatissima situazione locale: i contrasti, le ambizioni di potere, gli antagonismi, gli odi tra le potenti famiglie Roche, Fitzgerald e Purcel, impedirono a Taddeo, con una coalizione di nobili, corporazioni cittadine ed universitarie, di essere insediato presso la nuova sede episcopale assegnatagli con bolla papale. Fu respinto con l’accusa di essere “messaggero romano” (insofferenza ed intolleranza verso l’accentramento romano) ed usurpatore. Fu così che il “peregrinus Hibernius” (pellegrino irlandese) si dovette rassegnare e riprese il cammino verso Roma, per far valere le proprie ragioni ponendo fiducia nella giustizia presso la sede papale. E giustizia ebbe il 18 luglio 1492, quando Innocenzo VIII riconobbe e confermò a Taddeo il suo pieno diritto alle due diocesi unite irlandesi, ordinando di evitare contrasti ed opposizioni, di agevolare l’insediamento di Taddeo, pena la scomunica.
 
Intrapreso il viaggio di ritorno, tra peripezie e privazioni, armato della sua fede, della dedizione alla causa per cui si era battuto per tutta la vita, col desiderio di rivedere la sua terra e di instaurarvi giustizia e pace, Taddeo, gravemente malato, chiuse la sua travagliata esistenza in Ivrea. Era il 24 ottobre 1492. Nei suoi bagagli, oltre ad alcune carte e lettere e a pochi indumenti, venne trovato l'anello vescovile che identificava la carica ricoperta dal povero pellegrino (a tutt'oggi, conservato dal Vescovo di Ivrea). Cronache dell'epoca, riportano che: “La notizia dell'avvenimento passò di bocca in bocca e per un'intera giornata fu un accorrere di fedeli dalla città e dai dintorni, per vedere il
Vescovo Pellegrino poc'anzi morto […] si sentivano soavemente spinti a gettarsi ai suoi piedi come a un Santo per venerarlo e pregarlo di qualche grazia […] per la qual cosa il Vescovo Nicolò Garigliati ordinò il trasporto del cadavere nella Cattedrale […] con la massima solennità, il Capitolo, il Clero, i vari Ordini religiosi, gli Ordini della Città con numeroso popolo […] e l'urna collocata sotto la mensa dell'Altare di Sant'Eusebio […] con apposta la lapide: SEPULCRUM S. EUSEBIJ EP. ET S. THADAEI EPISCOP. HIBERNIAE ET MARTIRIS”.
 
 
Per secoli le spoglie di Taddeo, conservate nella Cattedrale, furono oggetto di venerazione e ritenute fonte di miracoli.
Dopo ben quattro secoli dalla morte del Pellegrino Irlandese, il Vescovo Agostino Richelmy, in accordo con i Vescovi irlandesi, promosse la causa per la ricognizione del culto e per avviare il processo di Beatificazione. La Chiesa lo proclamò ufficialmente Beato, con Decreto di Beatificazione a firma dell'allora Pontefice, Leone XIII (26 agosto 1896).
 
Oggi, l'urna funeraria contenente i “poveri” resti del Vescovo Taddeo McCarthy, è posta sotto l'Altare di marmo della prima cappella della navata sinistra del Duomo di Ivrea (Cattedrale di Santa Maria Assunta).
 
 




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