Storia in soffitta

Tranvia Ivrea - Santhià
Una Lumasa per il trasporto di merci e persone

Lascia un commento approfondimento di: Giacomo Tardito



Se si passa a Palazzo Canavese, nei pressi del Municipio, vi è la targa stradale che indica “Via Discesa alla Stazione” oppure, se si transita sulla Strada Provinciale SP228 che da Ivrea porta a Viverone, si vede un bar con l'insegna “Bar Tramwai”. Qui ci si pone un interrogativo: che mezzo di trasporto transitava in questa zona e quando?
 
Si trattava di una tranvia interurbana a vapore che collegava Ivrea a Santhià fra il 1882 e il 1933.
A fine Ottocento queste due città, ed i loro territori limitrofi, si trovarono in una fase di sviluppo industriale, commerciale ed agricolo: da qui la necessità di ricercare un mezzo di trasporto, atto a soddisfare le varie e nuove esigenze.
 
La cura del progetto della linea tranviaria fu affidata all'ingegner Fowley di Bruxelles, nel 1880.
 
Nell'autunno del 1881, venne approvato il progetto ed iniziarono i lavori per la costruzione della tranvia. L'incarico fu affidato alla Société Générale des Chemins de Fer Economique di Bruxelles.
Dopo soli nove mesi, l'impianto tranviario fu completato: era il 30 luglio 1882. In quella data, venne ufficialmente aperta all'esercizio la tranvia Ivrea-Santhià, per favorire gli scambi commerciali, la mobilità delle persone ed il trasporto delle merci. Si era anche pensato alla possibilità di un incremento dell'allora ancora modesto turismo, soprattutto estivo, diretto al lago di Viverone.
 
La lunghezza della linea era di circa 30 chilometri, per l'esattezza 29,342. Lo scartamento delle rotaie era di m. 0,75, poco più della misura usata nelle ferrovie “decauville” che anni addietro (e talvolta ancora oggi) si usavano nei cantieri per la costruzione di strade, ponti, canali. Scartamento mai adottato, fino ad allora, per una ferrovia utilizzata al trasporto di passeggeri e di merci.
All'inizio, ed in entrambe le direzioni, le corse giornaliere della tranvia erano tre. In seguito, vista la maggiore richiesta, furono portate a quattro, sempre con servizio misto ossia passeggeri e merci.
 
Il tempo di percorrenza dell'intero tragitto era di un'ora e 55 minuti, con una velocità massima, in alcuni tratti, di 18-20 chilometri orari. Questa velocità massima era condizionata dal fatto che i binari non avevano una sede propria, ma erano stati posti sulla sede stradale della Strada Provinciale SP228, sul lato destro da Ivrea ad Anzasco e su quello sinistro da Anzasco a Santhià. Il convoglio era trainato da piccole locomotive della potenza di circa 130 CV costruite in Germania; erano denominate “caffettiere”, con caratteristiche a “gamba de legn” (espressione lombarda di fine Ottocento, per definire le locomotive a vapore impiegate nelle prime linee tranviarie interurbane e sulle quali era stata applicata la trazione meccanica al posto di quella equina). Erano chiuse da una specie di tettoia, con grembiuli laterali che nascondevano il biellismo per il movimento delle ruote: ciò si era reso necessario per non spaventare i cavalli, che, a quel tempo, transitavano lungo la strada ed erano ampiamente utilizzati per gli spostamenti. Oltre alla dotazione iniziale di quattro locomotive utilizzate per il servizio in entrambe le direzioni, nel 1918, per potenziare la linea, vennero aggiunte altre due unità provenienti dalla Ferrovia Biella–Cossato (impianto chiuso e poi dismesso nel 1915). Tutti e sei i locomotori a vapore a due assi di tipo tranviario furono costruiti, tra il 1881 ed il 1883, dalla Maschinenfabrik Esslingen. Il parco di materiale rotabile completo al 1927, era così composto: sei locomotive, tredici carrozze rimorchiate, trentaquattro carri per le merci.

 

La stazione di partenza ad Ivrea, era situata tra le attuali Via Circonvallazione e Viale Monte Stella, ora sede del mercato ortofrutticolo. In quell'area vi era il ricovero delle carrozze, dei vagoni e delle locomotive, il deposito per lo stoccaggio delle merci da trasportare, una piattaforma girevole per cambiare il senso di marcia del locomotore all'arrivo e posizionarlo per una nuova partenza.
Uscita dalla stazione, la tranvia sostava poco distante, nei pressi del “Caffè Ristorante del Tramvai con alloggio”, per poter fare salire a bordo i passeggeri. In Piazza Aldo Balla, il convoglio svoltava a sinistra, percorrendo Corso Massimo d'Azeglio e Corso Vercelli, per poi proseguire il viaggio fuori Ivrea. Percorrendo la Provinciale SP228, si toccavano le stazioni di Burolo, Bollengo, Piane, Palazzo Canavese, Piverone, Anzasco, Viverone, Roppolo, Cavaglià, Cascina Goldida, La Mandria, Santhià: un totale di ventidue fermate.
Il capolinea era ubicato nei pressi della stazione ferroviaria di Santhià, l'attuale Via Giacomo Puccini.
 
Questo nuovo mezzo di trasporto ebbe grande successo, in quanto era molto più comodo della bërlanda (carrozza da passeggio) e del biròcc (carro a due ruote per vari usi), dato che il manto stradale era sconnesso ed in terra battuta: la tranvia viaggiò sempre carica di passeggeri.
 
La tranvia venne soprannominata “lumasa”, lumaca, a causa della sua bassa velocità.
Partita dal capolinea, svoltava nella vicina Piazza Aldo Balla in Corso Massimo d'Azeglio per iniziare il suo viaggio. Dove oggi ci sono i giardinetti di Piazza Carlo Freguglia, all'epoca vi era la caserma “La Marmora”, sede degli Alpini.
Un cronista dell'epoca, ironicamente, scrisse: “[...] dopo aver svoltato con un lungo fischio da Porta Vercelli, il lento e sbuffante convoglio passava lungo la caserma Freguglia [...]gli Alpini di guardia del IV facevano il gesto di tenersi il cappello calcandolo il più possibile affinché lo spostamento d'aria […] provocato dal convoglio non glielo portasse via. Tutto ciò avveniva sotto lo sguardo ironico dei macchinisti che gradivano ben poco la presa in giro.”
 
 
La lenta tranvia a vapore svolse ampiamente il suo compito per circa cinquant'anni, dal 1882 ai primi trent'anni del Novecento. Il suo declino si iniziò ad avvertire quando si affacciò al mondo della mobilità il più comodo e rapido trasporto su gomma.
 
All'inizio del 1933, alcune corse furono sostituite, con l'utilizzo di autobus. Pochi mesi e la rotaia venne abbandonata e soppiantata dalla gomma. Il 15 luglio 1933 l'ultima corsa, l'ultimo convoglio tranviario giunse ad Ivrea. Poco tempo dopo i binari vennero rimossi, per lasciare libero transito ai nuovi mezzi di trasporto. Il materiale rotabile venne completamente demolito.
 
Da quella data, le corse tra le due città, vennero effettuate a cura della ditta di autobus Felice Frassati di Biella. La durata dei viaggi fu fortemente ridotta, dalle due ore con la tranvia a quarantacinque minuti con l'autobus.
 
Oggi, della tranvia, non rimangono che un ricordo, qualche piccola traccia e qualche fotografia.
 
 
 
         
 
 
 
   
 
 
 
 
 
                       Viverone                                                  Cavaglià                                                      Santhià
 
 




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