Storia in soffitta
Domus Sancte Marie de Ruspallia
Una casa templare in Canavese
approfondimento di: Danilo Alberto
Percorrendo la strada provinciale 82 da Montalenghe verso Foglizzo si scorge parzialmente nascosta in un boschetto una chiesetta campestre su una piccola altura sulla destra; ci si avvicina in una manciata di istanti procedendo su strada in terra battuta in mezzo ad alberi di acacia farnesiana: stride un pochino la costruzione su quel rilievo, posta a pochi metri dalla massicciata dell'autostrada Torino-Aosta e non lontana da un'area industriale... e pensare che il passato di San Giacomo di Ruspaglia fu decisamente importante per questo lembo di terra canavesana.
"Nell'anno 1174 della nascita di Nostro Signore, 7 giorni prima delle calendi di Settembre, nella casa della mansione del Tempio del Signore di Sant'Apollinare. Noi, Guido conte di Biandrate, e Uberto, Guglielmo e Rainero, suoi figli, che col consenso del nostro genitore viviamo nella legge romana... Pertanto tutti noi qui sopra menzionati, padri e figli, doniamo ed offriamo a questa mansione da questo momento in poi... tutti quei beni che ci appartengono e che possediamo nelle località e nel podere di San Giorgio del Canavese, e nel (suo) territorio, e tutte le altre cose (da noi possedute) che si trovano nel luogo detto Ruspaglia e nel suo circondario, secondo quanto già un tempo manifestato tramite il documento (compilato) in questa stessa mansione..."
Questo è una parte del documento redatto a Casalbeltrame presso Biandrate nel novarese il 25 agosto 1174 in cui si attesta la donazione da parte del conte Guido di Biandrate, detto "il Grande", a favore dell'ordine dei Templari del territorio dove, di lì a qualche anno, verrà edificata la chiesa di Santa Maria di Ruspaglia.
Per conoscere però questa titolazione ufficiale, occorre giungere all'atto stipulato a Vercelli il 15 settembre 1222 in cui, nell'elenco delle mansioni templari di Vercelli, Novara, Ysana, Ruspaglia ed Ivrea, compare appunto la "Domus Sancte Marie de Ruspallia". Il nome della località è di per se stesso oscuro.
E' luogo assai prossimo alla selva "Fullicia", la grande foresta d'un tempo che molti ascrivono al toponimo di Foglizzo. Ruspaglia ebbe dunque dignità di Domus, un complesso tipico delll'Ordine del Tempio che abbracciava una "Xenodochio" (albergo per viaggiatori e forestieri ed anche ospedale), una azienda agricola comprensiva di varie "grange" e di territori condotti a mezzadria, nelle vicinanze vi era sicuramente anche un mulino ed infine una Chiesa (l'anima dell'intera "Domus").
Si noti che analoga struttura era presente anche nella non lontana Ivrea, una conferma a quanto sembra, degli insediamenti templari esistenti lungo la via che sboccando dalla valle d'Aosta, toccava Torino ed altre località sul Po.
Suggestiva è poi l'ipotesi che la Domus potesse esser d'ausilio a coloro che per le più svariate ragioni decidevano di avventurarsi per il poco noto e difficoltoso passo della Galisia, la "via Galexie" che collegava il Canavese con la Tarantasia (Val d'Isere).
A poco meno di un secolo dalla Concessione del 1222, come è ben noto, l'Ordine dei Templari venne violentemente sciolto. Il crollo di questa formidabile e ricca istituzione, provocò certo dolorosi effetti anche a Ruspaglia, anche se forti dubbi sono stati sollevati sulla reale indipendenza già all'inzio del 1300 di questo insediamento; taluni ipotizzano una sua stretta dipendenza dalla Domus di San Nazario presso Ivrea.
Le reali vicende di Santa Maria di Ruspaglia dopo la caduta dell'Ordine Templare, le cause per cui essa venne titolata successivamente a San Giacomo, l'apparizione e l'insediamento dei "Giovanniti", o Gerosolimitani, Ordine potentissimo e più "fortunato" del primo, sono ancora avvolti nel mistero.
Si sa che nel 1332 è già in mano a Giovanniti (ordine destinato poi a chiamarsi di Malta) ed il precettore di Ivrea e Ruspaglia è fra Lucheto da Genova. Forse è questo il periodo in cui cambia la dedicazione, poiché nei documenti non compare mai il titolo. Si suppone che il cambiamento avvenne anche a causa di un percorso jacopeo che doveva attraversare il territorio da nord (Scarmagno?) a sud (strada Torino-Pavia).
Certo questo territorio non fu tra i più tranquilli, la distruzione del borgo di Foglizzo, le scorrerie degli Acaja e dei Monferrato, l'annientamento del villaggio di Misobolo, gli agguati e le stragi perpetrati nella Selva Fullicia e quella Gerulfa, non sono che qualche esempio degli episodi tramandati; val giusto la pena di ricordare che secondo una radicata leggenda popolare le selve citate erano chiamate dalla gente del circondario "nin tera ados" (non terra addosso), frase che può parer priva di senso se non la si interpreta come l'implorazione dei feriti in combattimento od imboscata che temono di esser sepolti vivi dagli implacabili nemici.
Quella chiesetta che stiamo osservando ora su una delle tante collinette canavesane, non è che la rimanipolazione effettuata in varie epoche di ciò che un tempo fu Santa Maria, ma forse più di tutto rappresenta un simbolo, una traccia ancora viva di una vasta civiltà religiosa di molti secoli fa, il ricordo non casuale di costumi ormai scomparsi e dimenticati. Certo è che né le selvagge scorrerie di cavalieri, né le ripetute invasioni e devastazioni di eserciti stranieri e neppure i vandalici cavi d'acciaio che nella notte tra il 3 ed il 4 dicembre del 1991 distrussero in parte l'abside dell'edificio hanno raggiunto lo scopo di renderla un rudere senza nome; è stata ancora una volta restaurata ed lì per consegnare alla storia di domani la sua testimonianza di un passato ricco di fede ed operosità.
Fonti bibliografiche
Francesco Razza - "I templari di Ruspaglia nel Canavese" - Ivrea 1992