Il progetto
ANTEFATTO
Nel 2004, il Consiglio d’Europa ha dichiarato la Via Francigena, al pari dello spagnolo Camino di Santiago, “Grande itinerario culturale europeo”, ribadendo quando affermato da Goethe più di due secoli prima, ovvero che la coscienza dell’Europa è nata sulle vie dei pellegrini, favorendo l’interazione tra le varie culture e creando una base comune alla gente che popola il nostro continente.
Nel 2001 gli abitati posti lungo il tratto italiano della Via Francigena hanno dato vita ad una associazione divenuta, dopo la dichiarazione del Consiglio d’Europa, “Associazione Europea delle vie Francigene”, oggi comprendente tutte le 86 città situate lungo i 1600 chilometri tra Roma e Canterbury.
Ovviamente una simile dichiarazione ha una grande valenza culturale e religiosa ma, pensando alla quantità di persone che, pur in un contesto abbastanza diverso almeno per quanto riguarda l’Italia, paese storicamente molto frammentato, percorre annualmente il Camino di Santiago, non si crede esistano dubbi che ad essa debba essere attribuita anche una rilevanza economica. A tal fine, in questi ultimi tempi, in Piemonte si è cercato di determinare quale fosse il percorso dei pellegrini per segnalarlo ed attrezzarlo ad uso degli emuli moderni, e di attrezzare degli ostelli a prezzi accessibili.
In Canavese, l’unica iniziativa sino ad ora in atto al fine di valorizzare il tratto di Via Francigena che attraversa il nostro territorio è quella intrapresa dalla Associazione Via Francigena Canavesana di Ivrea la quale indica un itinerario che, abbandonata la Via Ployba (Via delle Gallie), percorreva la Serra di Ivrea a mezza costa, rinnestandosi poi sulla viabilità antica rispettivamente a Borgofranco e a Cavaglià.
Le Associazioni e le persone in epigrafe, non fosse altro per tutelare la realtà storica delle zone di loro pertinenza, pur plaudendo all’ iniziativa eporediese e ribadendo che quando fatto ha unicamente lo scopo di completare il quadro delle vie Romee transitanti in Piemonte, intendono invece proporre un itinerario diverso, al quale forse sino ad ora non si era dato il giusto peso.
L’iniziativa di riattivare dopo secoli di oblio la Via Romea Canavesana, sostanzialmente una variante dell’itinerario di Sigerico tra Ivrea e Vercelli, è nata quasi per caso da contatti avuti dalle Associazioni Mattiaca e F. Mondino di Mazzè con l’ Associazione Amici della Via Francigena di Vercelli, sfociati nella decisione, anche per mettere a frutto anni di studi e di ricerche, di ripetere in Canavese quanto realizzato nella vicina provincia.
Il modus operandi è stato quello di cercare la collaborazione delle Associazioni o dei singoli appassionati presenti lungo l’itinerario, in modo da creare una rete di interessi di varia natura che supportasse l’iniziativa, trovando sempre buona accoglienza, tanto che si è deciso di procedere alla realizzazione del progetto.
Curiosamente, il fatto che l’itinerario si snodasse in due province diverse non ha creato ostacoli, anzi al contrario è stato generalmente considerato come il riannodarsi di legami antichi forse caduti un disuso, ma ancora vivi nella memoria popolare.
Oltre alle Associazioni Culturali Mattiaca e Francesco Mondino di Mazzè, promotrici dell’iniziativa, hanno collaborato alla realizzazione di questo progetto e fondato l’Associazione Via Romea Canavesa ONLUS, la Pro Loco di Mazzè, le Associazioni Accademia dei Livornesi di Livorno Ferraris, Amici di santo Stefano di Candia Canavese, Duchessa Jolanda di Moncrivello, L’archivj e ij carti del Borgh di Borgo d’Ale, Natura e Paese di Vische, Nocturna di Romano Canavese e, come singoli cittadini Claudia Carra di Villareggia, Giovanni Franco Giuliano ed Elena Furini di Livorno Ferraris, Barengo Livio di Mazzè e Giorgio Cavaglià di Caluso.