Il progetto
NOTE SUI CENTRI TOCCATI DAL PERCORSO
Le vie romee e i pellegrini che le percorrevano furono il miglior veicolo per la diffusione del romanico, tanto che i monumenti di questo periodo possono essere considerati segnacoli del transito di viaggiatori. Con tale intenzione si rimarcano le evidenze romaniche ancora esistenti nei luoghi attraversati dall’itinerario principale e dalle varianti della Via Romea Canavesana.
ITINERARIO PRINCIPALE
IVREA – (10015 TO)
Città di origine gallo romana fondata nel 100 a C. Innumerevoli le testimonianze del periodo antico: l’anfiteatro del I secolo d.C., il basamento del ponte vecchio sulla Dora Baltea, l’acquedotto ed i reperti custoditi nel locale museo. Di epoca alto-medioevale è invece il Duomo titolato a Maria Assunta, tra l’altro punto di raccordo tra la Via di Sigerico e la Via Romea Canavesana. Sono invece di chiara epoca romanica la torre di santo Stefano, il Palazzo della Credenza con la Rua Coperta detta in dialetto le “Porte Toùpe, la torre dei Taglianti, parte della facciata della chiesa di san Ulderico, la torre del Vescovado e alcune case di Via Palestro. Del XIV e XV secolo, sono rispettivamente il castello del conte Verde Amedeo VI di Savoia e il convento di S. Bernardino con all’interno il ciclo pittorico dello Spanzotti. I resti del Pons Maior, costruito a servizio della strada militare Eporedia-Quadrata, non sono più visibili perché ricoperti dalle acque della Dora Baltea, mentre si possono ancora ammirare la Torre di Scalo edificata sulla collina che sovrasta la strada che da Pavone conduce ad Ivrea, e la chiesa di sant’ Antonio dei Vigintiuno, ricordo di un famoso ostello che secondo la tradizione disponeva di 21 letti. Ivrea rappresenta la XLV tappa sulla Via di Sigerico e qui esiste un ostello a servizio dei pellegrini in transito.
PAVONE CANAVESE – (10018 TO)
Centro di origine antica, forse preromana. Il toponimo deriverebbe da pagus (villaggio) o da padoascum ( luogo umido adibito a pascolo). Abitato di proprietà della Mensa episcopale eporediese già nell’alto medioevo, di cui seguì sempre le vicende. Di epoca medievale il castello, ristrutturato nel XIX dal D’Andrade che conserva all’interno la cappella gentilizia di san Pietro. Interessante, forse di origine romanica la chiesetta di san Grato sulla collina sovrastante il paese.
PEROSA CANAVESE – (10010 TO)
Abitato di origine medievale, forse così denominato per la presenza nel suo territorio di una strada romana denominata Via Petrosa. Notevole, anche se completamente rimaneggiata, la chiesa di santa Maria di Morano di epoca romanica posta lungo la Via Romea Canavesana. Nel capoluogo è visitabile la molto ben conservata torre-porta del ricetto e l’antica parrocchiale.
COLLERETTO GIACOSA – (10010 TO)
Centro della Pedanea di origine medievale. Interessante la frazione Chiusellaro, probabilmente di origine romana, sede di un Ospizio sulla via che conduceva ad Ivrea. Qui presso la cascina Culumbera, sono ancora visibili le rovine della chiesa romanica dedicata a san Martino.
SCARMAGNO – (10010 TO)
Il toponimo, essendo il luogo in posizione centrale rispetto alla centuriazione canavesana, secondo il Cavallari Murat deriverebbe da quadramagnum, mentre secondo altri deriva dalla parola salassa schar (villa o paese) a cui in seguito si aggiunse il latino magnum.
Scarmagno fu feudo dei san Martino ed andò distrutto durante il Tuchinaggio per merito delle bande di Antonio Valperga conte di Mazzè. Notevole in località Masero la chiesa romanica di san Eusebio, che conserva preziosi affreschi, tra i quali una “ Madonna del Latte “ datata ai primi decenni del XIV secolo, segnacolo di un consistente passaggio di viandanti. Interessanti nel capoluogo i ruderi della romanica chiesa di san Giacomo, purtroppo in grave stato di abbandono.
MERCENASCO – ( 10010 TO)
Paese di origine romana, il nome è forse formato dall’unione del gentilizio Marcinius con il suffisso “asco” di origine ligure. In periodo medievale una importante strada univa il capoluogo alla frazione Villate e al Masero di Scarmagno, interessante anche se malridotta, la romanica chiesa di san Pietro sulla collina che sovrasta questa strada.
CANDIA CANAVESE – (10010 TO)
Località forse di origine romana nota per il suo lago, l’etimologia farebbe risalire il toponimo al nome personale latino Candida. Centro confinante con Castiglione, un abitato ora scomparso situato sulla collina su cui sorge l’omonima torre. Notevole la chiesa parrocchiale dedicata a san Michele Arcangelo, probabilmente edificata su un preesistente edificio alto medievale, come testimoniano le antiche fondazioni recentemente venute alla luce. Nel territorio di Candia sorge la chiesa di santo Stefano, pregevolissimo esempio di chiesa romanica e monumento più importante del tratto canavesano della Via Romea, un tempo forse titolata a Santa Maria e di proprietà dell’Ospizio del Gran San Bernardo. Candia era un punto nodale per i pellegrini diretti a Vercelli, bellissima la strada romea che discende la collina, attraversa le stradine del paese, tocca la cappella di san Pietro, raggiunge il lago e poi risale verso Mazzè.
MAZZÈ – (10035 TO)
Centro di origine antica, il nome secondo il Serra deriva dal toponimo celta Mattiacus, secondo il Cavaglià dal nome personale salasso-romano Macos. Fino alla metà del XIX secolo sede dei conti Valperga Mazzè, nobile casata che nel momento di maggior splendore, sotto l’egida dei Marchesi di Monferrato, aveva costituito un piccolo principato composto dagli abitati posti lungo la Via dei pellegrini.
Romantico il centro storico con il castello Valperga risalente ai primi del XIV secolo, riedificato in gusto neogotico in epoca moderna. Antica la chiesa di santa Maria, costruita fuori dalle mura in forme romaniche e successivamente adattata a motivi neoclassici. Al suo interno è conservato un affresco raffigurante una “Madonna del Latte” di forme cinquecentesche ma sicuramente di origine medievale, a testimonianza del transito di pellegrini.
Nei pressi della Dora Baltea sorge l’antichissima cappella titolata ai santi Lorenzo e Giobbe ed i resti della chiesa romanica di Santa Maria Maddalena, fondata nel 1209 accanto al ponte Copacij, ceduto nel 1141 dal conte Guido IV Valperga al Comune di Vercelli assieme alla curaja sul mercato locale. Il ponte, tornato in possesso del Valperga, fu donato nel 1156 definitivamente “pro remedio anima sua” ad una congregazione di fratelli pontari.
VILLAREGGIA – (10030 TO)
Comune rifondato dopo la distruzione di Ulliaco, Moriondo e Calenzo dal Comune di Vercelli per salvaguardare il passaggio sulla Dora Baltea.
Il borgo di Ulliacos poi Ulliacum, come testimonia l’ara lapidea risalente al II secolo d.C. ritrovata in loco, era indubbiamente di origine antica. Il Serra localizza ad Ulliaco la chiesa di “ Sancta Maria in Oliade que dicitur Monasteriolum ove l’Hospitale Montis Jovis aveva una sua casa ospitaliera “ aggiungendo “ Da Ugliacco la strada proseguiva per Vercelli, mentre quella da Ivrea a Mazzè, che un tempo doveva continuare a rettifilo sino a Quadrata , col decadere di quest’ultima, cui più non accennano le carte più antiche medievali, e con il crescere d’importanza del contiguo centro di Chivasso, trasferiva il proprio movimento di pellegrini sulla strada Mazenga diretta da Mazzè e Chivasso” [vedi nota capitolo "Viabilità medievale1].
Oggigiorno di Ulliaco, è ancora visibile lungo l’antica strada che conduce a Miralta ed a Moncrivello, la vecchia parrocchiale romanica di san Martino, mentre nella sottostante Villareggia si trova, molto ben conservata, la porta del ricetto costruito nel XIII secolo dai vercellesi. Sulla strada verso Mazzè è visibile a picco sul fiume quel che resta di Moriondo.
CIGLIANO – (13043 VC)
Abitato di origine romana, il toponimo deriva probabilmente dal gentilizio Acilius (fundus). Il ritrovamento di monete, tombe ed anche di un miliarium di epoca agustea ne conferma l’origine antica e suffraga l’ipotesi che qui doveva esistere una strada per Ulliaco ed un presidio romano a difesa dei guadi o del ponte sulla Dora Baltea.
Purtroppo tutte le costruzioni di origine medievale sono andate perse durante le guerre dei secoli XVI e XVII.
Appassionati affermano che sulla parete di una cappella romanica inglobata in una cascina della frazione san Pietro, luogo dal quale origina Cigliano, esistono ancora i resti di un affresco dell’epoca.
LIVORNO FERRARIS – (13046 VC)
Cittadina di origine incerta ma certamente antica. Il toponimo è forse derivante dal latino liburnum, luogo paludoso, o dal francese antico libe, lastra o blocco di pietra, ricollegabile al fatto che già in epoca romana l’abitato di Livorno era attraversato da una via militare selciata detta Liburnasca, proveniente da Vercelli e destinata a collegarsi presso Quadrata alla strada Pavia - Torino.
Livorno Ferraris era certamente già importante in epoca romana, tanto che durante i lavori per la costruzione della TAV à venuta alla luce una necropoli comprendente circa 150 tombe. Di epoca medievale sono il torrione sulla Via G. Ferraris, un tempo adibito a prigione, la chiesa cimiteriale di san Andrea recentemente ottimamente restaurata, all’interno della quale si conservano vari affreschi, di cui quello della “Madonna del Latte” testimonia il consistente transito di viandanti. Notevole la chiesa della sub-mansione templare di santa Maria di Isana, inglobata in una cascina lungo la strada verso Trino.
BIANZÈ – (13041 VC)
Paese di origine romana, posto al crocevia tra la strada Liburnasca con la Via de Mazato, la strada che dirigeva verso la Dora Baltea ed il Canavese, testimoniata ancora oggi nella toponomastica locale dall’esistenza di una “Via Mazzè”. Poche le vestigia medievali rimaste, rappresentate dalla torre campanaria della parrocchiale titolata a san Eusebio, un tempo appartenente all’abbazia di san Genuario. Nel XIX secolo è stata rinvenuta a Bianzè un’ara romana in granito, ora custodita al museo Leone di Vercelli. Notevole il canale di drenaggio della falda freatica costruito a partire dal XVIII secolo contornante l’abitato, chiamato popolarmente “FOSSA”.
Di qualche interesse la frazione Carpeneto, raccordo tra l’itinerario principale con Tronzano e Santhià.
CROVA – (13040 VC)
Centro di origine medievale di etimologia non nota, posto sulla via che collegava Bianzè a Vercelli.
Interessante la frazione Viancino perché in antico qui era attivo l’ospizio detto Domus Dei, popolarmente chiamato “Cadè”.
SALASCO – (13040 VC)
Luogo di origine medievale. Il toponimo deriva dall’unione del termine longobardo “Sala” (magazzino, casa agricola padronale) con la desinenza “asco” di origine ligure. In paese esiste un castello quattrocentesco a pianta quadrata con torri rotonde ai lati. Sulla strada per Cascine Stra è situata la frazione Selve, un tempo Abbazia dei santi Pietro e Benedetto, ora cascina privata.
SALI VERCELLESE – (13040 VC)
Il toponimo, al pari di quando detto per Salasco, deriva dal longobardo “Sala” con il significato di corte, casa di campagna. Il paese è dotato di un castello a forma quadrata con torri circolari agli angoli, già citato nel 1268 fu quasi interamente ricostruito all’inizio del XX secolo. Il luogo ha la caratteristica di essere il punto di raccordo tra la Via Romea Canavesana e la Via Francigena. Poco oltre Billiemme (frazione di Vercelli e XLIII tappa del viaggio di Sigerico) è attivo un ostello per il ricovero dei pellegrini.